Lo cercavo perché consigliato da una amica, sono incappata in un altro volume dallo stesso titolo, e poi ho finalmente letto quello giusto.
Ambientato nei paesi baschi al tempo delle rivendicazioni indipendentiste, si concentra sulle vite di due famiglie nate e cresciute una accanto all’altra, con i normali rapporti di intreccio date dal vivere ad un passo l’una dall’altra in un piccolo paese di provincia (i padri dopo il lavoro si trovano all’osteria, le mogli fanno la spesa insieme, i figli prima giocano e poi nasce qualche simpatia speciale) fino al momento in cui tutto si spezza per a creare un legame diverso: un attentato dell’ETA colpisce a morte uno dei due capofamiglia e ad ammazzarlo è stato il figlio dell’altro.
Un libro corale, anche se qualche personaggio spicca sugli altri, perché la sensazione che resta a fine lettura è quella che si sia raccontata una storia che si allarga come i cerchi nell’acqua dopo che hai gettato un sasso: le singole persone, la loro famiglia, i legami tra vicini, le dinamiche del paese, le esigenze della comunità Basca, la posizione dello Stato.
Un libro bellissimo, anche se non perfetto. Onestamente credo vada proprio letto: è un passaggio importantissimo della storia europea, a mio parere almeno in Italia poco noto, per cultura personale e anche per seguire come la forza delle idee (anche delle idee più giuste e potenti) possa portare a azioni profondamente sbagliate e ingiuste. Mai come in questo periodo credo sia non solo utile, ma necessario.
Quattro palle e mezzo su cinque.
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