Faccio la mia cosa di Frankie hi-nrg mc

978880471233HIGL’ho adorato.

Che Frankie sapesse scrivere lo sapevamo da un pezzo: Quelli che benpensano resta a mio parere uno dei testi più belli della produzione musicale italiana di tutti i tempi.

Che avesse anche il respiro della scrittura più ampia di un testo musicale, invece, almeno io non lo sospettavo. Invece in questa strana autobiografia l’attenzione non cala, lo stile è scorrevole e i contenuti interessanti. Sì, perché con la scusa di raccontare la propria vita – dall’infanzia al primo disco – Frankie in realtà ci accompagna lungo la storia del rap: dove nasce, come, grazie a chi. Aneddoti personali ma anche tanta storia contemporanea. Italia e USA, provincia e metropoli.

Lo consiglio caldamente. Cinque palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Il tennis è musica di Adriano Panatta

51UGefzVLxL._SY445_QL70_Panatta cerca di replicare la magia di Open – la “autobiografia” (in realtà raccontata a voce e poi scritta dalla penna di un Pulitzer) di Andre Agassi – affidando ad un giornalista le proprie memorie del circuito e dei suoi protagonisti a partire dal proprio ingresso nel mondo del tennis (che avvenne nello stesso anno della apertura ai professionisti dei tornei dello Slam).

Per ogni anno, dal 1968 in poi, Panatta sceglie un protagonista del tennis maschile o femminile (già questa una bella novità) e nel raccontare per ciascuno di essi i propri ricordi, le caratteristiche, i talenti, le vicende, gli epiloghi, i drammi e gli incredibili successi, aiuta a costruire una storia del tennis e della sua evoluzione.

Per una che ha seguito appassionatamente il tennis per una ventina d’anni e ancora oggi segue saltuariamente le vicende dei suoi protagonisti, è stato emozionante e appassionante ritrovare campioni del passato e del presente.

Non è perfetto, ma lo consiglio.

Quattro palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Chiamate la levatrice di Jennifer Worth

3934-3Un libro di memorie di una levatrice che ha vissuto e operato nell’immediato dopoguerra offre un interessante spaccato della vita dei bassifondi londinesi. La popolazione, il lavoro, le condizioni igieniche e abitative.

Interessante per il contenuto, ma scrittori non ci si improvvisa. Sono comunque molto felice di averlo letto e credo sia una lettura molto interessante.

Non va comunque oltre le tre palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Il mio lungo viaggio: 90 anni di storie vissute – di Piero Angela

51jg9ienjcl-_sx323_bo1204203200_

Chi lo avrebbe mai detto, Piero Angela ha 90 anni. E si prende un po’ di tempo per raccontarci, con la garbata maniera con cui ha cresciuto quelli della mia generazione, la propria vita: dall’infanzia Torinese alla scoperta della musica e del Jazz che gli ha aperto le porte con la collaborazione in Rai come compositore delle colonne sonore di servizi di inchiesta, il passaggio al giornalismo e poi alla divulgazione scientifica.

Non mancano gli aneddoti di piccola vita vissuta, il racconto dei lunghi anni all’estero, l’orgoglio di padre, alcuni momenti in cui condivide le proprie visioni di indirizzo politico e sociale.

E’ indubbiamente il grande saggio della tv, ancora oggi. Misurato, competente ma mai dottrinale.

Nel leggere questa autobiografia non ci si aspetti colpi di scena avvincenti, ma la quieta narrazione di una vita operosa, arricchita passo dopo passo, anno dopo anno, avendo in mente pochi principi e linee guida, in particolare due su tutti: lavorare sempre al meglio delle proprie possibilità e fare quello che è possibile per migliorare la vita altrui. Non è mica poco.

Mi è piaciuta: quattro palle su cinque.

lo potete acquistare qui.

Smeraldi a colazione – Le mie sette vite di Marta Marzotto

6487851_1707637

Autobiografia di Marta Marzotto, che si racconta come una mondina sposata per amore ad un industriale ricchissimo di cui passa il resto della vita a spendere i soldi, godendone e facendone godere chiunque accanto a lei in un turbine di pragmatismo proletario e generosità.

Ama moltissimo, vive moltissimo, viaggia moltissimo. Insomma, esattamente la vita che uno si immagina vorrebbe fare e lei ha fatto.

Non mancano i dolori anche grandi, i lutti, gli abbandoni, le perdite. Ma nemmeno le amicizie, l’amore, i figli, il mondo intero ai suoi piedi. Domina su tutto il romanzo l’amore intenso burrascoso e totale col pittore Renato Guttuso, che attraversa tutta una vita e lascia l’impressione nitida che sia proseguito anche oltre.

Lettura scorrevole e piacevole, anche se la penna non è quella dei grandi narratori e pesa un po’ troppo la scelta editoriale: la sensazione è che sia un libro tratto da una serie di chiacchierate dove chi ricorda e si racconta a chi poi trascrive (Laura Laurenzi) torna più volte sulle stesse cose, restituendo sì in modo meno filtrato la vita narrata, ma soffrendo delle inevitabili ripetizioni e sovrapposizioni. L’esperimento, non insolito per le autobiografie, è riuscito molto meglio ad esempio nello straordinario Open di Andre Agassi.

Merita comunque tre stelle abbondanti su quattro.

Lo potete acquistare qui.

La ragazza che non voleva crescere. La mia battaglia contro l’anoressia di Isabelle Caro

la-ragazza-che-non-voleva-crescere_isabelle_caro

La storia di una ragazza che non voleva crescere perché sentiva che restare bambina (quindi piccola, diafana, senza forme) le avrebbe garantito l’amore della madre, solo che poi (spoiler) è morta. E anche la mamma.

Non tutte le storie di anoressia sono uguali, ovviamente. Non si può pensare di leggerne una e pretendere di capire come funzioni e come evitare che succeda a se stessi o alle persone care. Questa poi è una autobiografia, quindi è impossibile capire cosa sia stato vissuto e cosa sia ricordato e poi raccontato. Di certo il quadro che ne emerge fa impressione soprattutto per la “naturalezza” con cui giorno dopo giorno si costruisce un presente impossibile.

Tutto sommato tre palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Il libro di Morgan – Io, l’amore, la musica, gli stronzi e Dio di Marco Castoldi

51zow2bip75l-_sx315_bo1204203200_Il libro di Morgan è un libro confuso e raffazzonato, che avrebbe avuto bisogno di un più corposo intervento da parte dell’editor per dare un senso più organico al flusso di coscienza che lascia trasparire quegli sprazzi di genio che conosciamo nell’autore ma che sono davvero troppo sperduti e spaesati nel resto. Vorrebbe avere il piglio dell’autobiografia ma è più un racconto punteggiato da episodi di vita vissuta trasfigurati nel ricordo dell’autore

Qualche spunto salva l’insieme, ma non va oltre alle tre palle su cinque.

Se siete curiosi comunque lo potete acquistare qui.

Life di Keith Richards

2pzcgnkLetto perché me ne parlavano tutti benissimo, a me non è piaciuta un granché. Forse anche perché son sempre stata più appassionata dei Beatles, forse perché a me del mito del rocker sesso droga & rock ‘n’ roll non è che sia mai fregato un granché, forse perché mi sono annoiata tanto dietro a tutti i *mi drogherei ancora volentierone, se solo girasse ancora roba buona come un tempo*, i *scrivo canzoni col dito mignolo del piede sinistro mentre mi gratto la panza e cerco di scaldarmi una ciotola di noodles e non so proprio come sia successo è uscita una hit da milioni di copie* e i *figata ho incontrato dio e non ci crederete mai ma mi ha chiesto lui l’autografo*.

Oh bravissimo eh, il valore di Keith Richards nella storia della musica non si discute, però ammazza che due palle. Come quelle che assegno a questo volume.

Lo potete acquistare qui.

Tutto Sommato (Qualcosa mi ricordo) di Gigi Proietti

1390233320173Tutto_sommato_qualcosa_mi_ricordoCompleta la trilogia delle autobiografie lette in questo periodo quella di Gigi Proietti.

Mi ero scordata che Proietti prima di fare (di Essere) il Maresciallo Rocca, fosse un attore di teatro. E *che* teatro. L’avanguardia, Carmelo Bene. I greci, Shakespeare, Brecht. Il primo a riempire i teatri da duemila persone con uno spettacolo da tre ore solo sul palco (A me gli occhi, please), quello che portò il teatro dentro Fantastico, quello che bucava lo schermo in tv con uno sguardo, il movimento del corpo, la voce. Doppiatore, musicista, attore. Poi regista, direttore di teatri, insomma: un uomo dai molteplici talenti.

Ancora oggi accompagnato dalla stessa svedese di cui si era innamorato 40 anni fa e con cui ha fatto due figlie, racconta la storia di una famiglia poverissima, due genitori arrivati a Roma dalle campagne Umbre per cercare lavoro. La lotta per migliorare se stessi, per migliorare la vita dei figli. La scoperta del teatro insieme ad altre centomila passioni. Incaponirsi per fare tutto al meglio, ripetere cento volte i movimenti o le battute per modulare l’effetto, impadronirsi della tecnica, per poi scordarla mettendola al servizio del testo e dello spettacolo. Passare dall’essere un trombone antipatico che non si concede agli spettacoli leggeri, al fare la tv generalista.

La storia di un uomo che ride dei propri errori pigliandosi per il culo, che non smette di studiare e mettersi alla prova. Non smette di essere curioso, di imparare.

Mi ha fatto venir voglia di andare a vedere gli spettacoli al Globe (c’è ancora il Globe a Roma, sì?). Mi ha fatto venire voglia di tornare a teatro.

Bello. Quattro palle abbondanti su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Lucky Man (Un uomo fortunato) di Michael J. Fox

copLetto sempre perché impallinata con l’idea delle autobiografie, l’ho scelta perché ne avevo sentito parlare bene.

Anche lui, come Sting, parte da lontano: la famiglia, le origini. Il sentirsi e l’essere riconosciuto fin da piccolo come lo stravagante in seno alla famiglia di un militare in carriera, inquadrato, preciso, senza grilli per la testa.

Scoprire passioni (la musica, la recitazione). Poi il trasferimento dal natio Canada a Hollywood appena diciottenne, e la scoperta di poter fare soldi grazie a quello che fino ad allora aveva considerato uno svantaggio, perché a causa della propria altezza sotto la media può essere assunto per interpretare ruoli da adolescente pur essendo maggiorenne, e quindi consentire alle produzioni cinematografiche di evitare le ovvie limitazioni e restrizioni del lavorare coi minori.

Le botte di culo, l’essere al posto giusto nel momento giusto. Il talento, certo. L’incontro con quella che diventa sua moglie. La scoperta dei primi sintomi del Parkinson. La lotta lunga anni per nascondere la malattia (prima di tutti a se stesso, e poi – ferocemente – agli altri). L’accettazione. Il farne prima qualcosa con cui convivere, poi qualcosa per cui combattere. Anche questa, come già Broken Music, è molto agiografica, ma è anche molto scorrevole e a tratti divertente.

Mi è piaciuta, anche se complessivamente un filo meno di quella di Sting. Anche perché ti permette attraverso i suoi racconti di scoprire dettagli su una malattia nota molto meno di quanto non sia diffusa.

Comunque quattro palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.