Patria, 1978-2008 di Enrico Deaglio

9788842815686_0_0_0_768_75Letto per sbaglio, perché cercavo un altro volume dallo stesso titolo, mi è piaciuto davvero molto.

A metà tra un diario e un saggio, copre l’arco temporale tra il 1978 e il 2008 (e segue quindi un altro volume dello stesso autore, intitolato Patria, 1967-1977) scandendo anno per anno i fatti storici e sociali, ma anche culturali (libri, canzoni, film). Cose note, altre meno note, ma a vederle così in fila fa effetto. Una specie di bigino (su 900 pagine) di quello che è successo in un arco temporale estremamente significativo per la Storia d’Italia.

Di tutto il volume la parte che mi ha fatta più star male, quella che mi ha riempito le notti di incubi, è stata l’ascesa politica di Berlusconi e quel che ha significato in termini di stravolgimento della morale, del senso di onestà e del senso di Patria: per me il vero spartiacque nella storia della seconda metà del novecento, che ancora oggi dispiega i suoi effetti mefitici.

Quattro palle su cinque (non avrebbe potuto essere altrimenti, ma affrontando così tanti temi – lungo così tanti anni – non può che risultare a volte troppo sintetico e semplicistico).

Ne è uscita successivamente una versione che “allunga” fino al 2010.

Lo potete acquistare qui.

L’uomo che dormiva troppo di Tonino Benacquista

Già autore dell’eccellente Saga, Tonino Benacquista aveva pubblicato qualche anno prima questo romanzo, che ho letto nella speranza che fosse allo stesso livello. Non è così: comunque gradevole, a suo modo originale, ma manca quella magia di inchiodare il lettore alla pagina.

Tre palle su cinque, lo potete acquistare qui.

 

 

Viaggio nella Cappella Sistina di Alberto Angela

Di Alberto Angela si ascolterebbe e si leggerebbe qualsiasi cosa, ma ho apprezzato particolarmente questo piccolo saggio divulgativo perché permette di decrittare il significato dei personaggi raffigurati nella Cappella Sistina, allo stesso tempo così nota e così piena di dettagli che passano facilmente in secondo piano e le illustrazioni aiutano a individuare immediatamente ciò a cui il testo fa riferimento, tipo mappa.

Visitarla dal vivo è una esperienza folgorante, che riempie gli occhi, ma sono troppi i particolari e in alcuni casi troppo lontani e pochissimo il tempo lasciato a disposizione. Nelle raffigurazioni fotografiche invece si scelgono spesso le porzioni più note, quelle centrali e maggiori e invece è davvero straordinario il percorso narrativo e figurativo che compone il ciclo pittorico. Non solo quindi la volta ma tutto l’insieme.

Avrei solo voluto che fosse ancora più approfondito, ma probabilmente in quel caso avrebbe perso parte della sua spinta divulgativa.

Quattro palle su cinque, lo potete acquistare qui.

Il compromesso di Elia Kazan

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Noto soprattutto come regista di film fondamentali nella storia della cinematografia (Un tram che si chiama desiderio o Fronte del porto, tanto per citarne due), Kazan fu anche scrittore.

Questo romanzo è abbastanza straniante: un uomo appartenente alla borghesia americana degli anni sessanta, conteso tra le aspirazioni e i desideri e la concretezza delle scelte pratiche che lo portano a vivere una vita di compromesso, ha un discreto successo in un lavoro da pubblicitario che non ama, abbastanza soldi da togliersi gli sfizi che vuole concedersi, è sposato con una donna abbastanza bella e intelligente e a cui vuole bene ma senza passioni travolgenti, inizia una relazione clandestina con una collega per rompere la monotonia.

Questa storia, invece di seguire binari previsti e controllabili, finisce per costringerlo a mettere in discussione corde profondissime e da lungo tempo sopite , dando il via ad una frattura che spaccherà in due la sua vita. Non riuscirà del tutto ad abbandonare la sua esistenza precedente, né a fare un salto verso la nuova, prima cercando di tenere sempre più faticosamente in piedi tutta la sovrastruttura di compromesso sociale, lavorativo e affettivo che lo sostiene e poi radendo al suolo tutto in un fragoroso crollo. Un libro che è una perfetta infografica di un flip table.

Bello, forse tura troppo in lungo la seconda parte e perde decisamente qualche colpo nell’ultimo terzo.

Tre palle e mezzo su cinque.

Lo potete acquistare qui.