Harry Potter e la maledizione dell’erede di J.K. Rowling, John Tiffany e Jack Thorne

harry-potter-8-351x540Chi lo avrebbe mai detto: persino la Rowling evidentemente ha dei mutui con tassi da strozzino da pagare.

Ci provo fortissimo: mi autoconvinco che il testo scarno sia da addebitare al fatto che dichiaratamente non è un romanzo, ma un testo teatrale. Mi ricordo incessantemente che praticamente non l’ha scritto lei, ma ne ha fatto una supervisione (credo da bendata, ubriaca e mentre le scappava la pipì). Mi dico che per forza suona strano, visto che non fa parte del ciclo elaborato all’inizio e poi sviluppato negli anni, ma è una sorta di appendice nel corpus narrativo di Harry Potter (una escrescenza, in realtà, che assomiglia alle verruche delle streghe Disneyane, a dirla tutta). Ci provo, ci riprovo, ogni tanto mi dico “dai, dai dai!” ma gnente, non gliela fa manco a cannonate.

Raga, fa cagarone.

“L’ottavo Harry Potter” sta beatissima fava. Quello che fanno a Silente verso la fine è da denuncia per vilipendio allo Stato.

Una palla su cinque.

Lo potete acquistare qui.

L’amico di Galileo di Isaia Iannaccone

galileogL’ho preso perché la trama mi ispirava (mi ricordava il bellissimo Il regolo imperfetto) però è stato abbastanza una delusione.

Buono lo spunto (nell’Italia seicentesca di Galileo un medico appassionato di scienza, botanica, movimento dei pianeti, fisica, anatomia, eccetera si fa Gesuita per riuscire a farsi spedire in Cina, dove la ricerca della conoscenza sembra potersi svolgere libera dai timori e ostacoli della religione cattolica) ma poi il libro si fa spesso noioso, il plot twist finale è abbondantemente intuibile a meno di un terzo del volume e i voltafaccia dei protagonisti sembrano più frutto di una loro (o dell’autore) intima confusione che della complessità psicologica e dal passare degli anni e delle esperienze.

Non so, non so, per me due palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Padania o cara – Cronache della prima guerra di secessione padana di Giacomo Properzj

351-3Libriccino Sellerio del 1998 molto molto picci: la rilegatura, la carta di copertina, l’immagine al centro ritagliata e incollata, i caratteri stampati che a guardarli con la luce rasente ti sembra di vedere l’impronta del perno che ha fatto presa sulla carta lasciando una impronta di un nero traslucido.

Il titolo mi aveva attratto perché mi ha ricordato un film molto particolare visto anni fa, “La seconda guerra civile americana”, che vi consiglio vivamente, e che è uscito negli stessi anni: niente di strano che – date le tematiche tutto sommato simili – il film abbia ispirato lo stesso Properzj.

L’ho preso insieme ad altri con un ordine cumulativo online da IBS, scavando nei meandri dei cataloghi datati, di libri ormai fuori produzione, spesso usati. Che meraviglia – noi ormai abituati agli instant book, ai volumi la cui durata media di vita librosa non sfonda i tre mesi in cui vengono lanciati, spinti e poi affossati per far spazio ai prossimi – andare a pescare tra i libri ormai quasi dimenticati.

Questo volume, in particolare, racconta di un ipotetico snodo spaziotemporale in cui la Lega è riuscita a convincere i Padani a completare la secessione e a formare un governo Padano, e con ironia descrive i “terroni” costretti a nascondersi o mimetizzarsi, le stesse dinamiche addebitate a Roma ladrona replicate pari pari dai nuovi politici lombardi, ecc. fino alla rovina dello stesso progetto secessionista.

Lo spunto era interessante, la realizzazione meno: uscito nel ’98, descrive un mondo per l’epoca futuro, ma ha il difetto di restare intensamente ancorato ai personaggi di quel momento, senza una reale trasposizione nel tempo. E, a leggerlo oggi, i Bossi, i Berlusconi e tutti i personaggi politici di fine anni ’90 sembrano fuori posto.

Inoltre manca una vera “storia” sotto all’idea, e il tutto si riduce ad una macchietta che prende per il culo le pulsioni secessioniste leghiste, ma perde l’occasione di scavare più a fondo sulle ragioni per cui quell’idea ha fatto tanto a lungo presa sugli animi padani e sul perché poi si sia diluita e affossata.

Due palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Shopping con Jane Austen di Laurie Viera Rigler

shopping-con-jane-austen-l-1Il titolo originale, Confessions of a Jane Austen Addict ha un senso, mentre quello in italiano, che scimmiotta la serie della Kinsella è – a mio parere – a dir poco imbarazzante.

La protagonista è una ragazza americana innamorata del mondo descritto da Jane Austen (che legge e rilegge continuamente come rifugio dorato dalle piccole e grandi mestizie della sua vita ordinaria da segretaria e di cui consuma i dvd delle riduzioni cinematografiche e televisive) e il volume è scritto apposta per fare l’occhiolino a lettrici altrettanto  addicted to, come me. Peccato che, come la stragrande maggioranza di questi progetti, ti faccia quasi venire voglia di strapparti gli occhi per non vedere.

Della trama (la protagonista si ritrova nel corpo e nella vita di una giovane inglese di inizio ottocento, figlia di nobili, in età da marito e con il naturale corredo di situazioni da gestire) salvo l’idea di fondo e la vena romantica. Per il resto ho trovato molto superficiale la trattazione di alcuni spunti che avrebbero potuto essere interessanti (ad esempio le condizioni igieniche o il ruolo della donna) e l’approfondimento psicologico dei personaggi (uno su tutti la madre dispotica), ma soprattutto sono convinta che – data la capacità descrittiva minuziosa, attenta e accurata della Austen – svariate riletture della sua seppur breve produzione narrativa consentano una conoscenza molto più dettagliata, approfondita e completa delle norme di comportamento in seno alle famiglie di ceto medio alto, verso la servitù e nei rapporti sociali in generale, di quanto non dimostri a protagonista del romanzo. Che pare proprio una scappata de casa qualsiasi.

Poi magari sono io che.

Due palle su cinque.

Però siccome la curiosità è naturale e ci siamo passate tutte, lo potete comunque acquistare qui.