Chi lo avrebbe mai detto: persino la Rowling evidentemente ha dei mutui con tassi da strozzino da pagare.
Ci provo fortissimo: mi autoconvinco che il testo scarno sia da addebitare al fatto che dichiaratamente non è un romanzo, ma un testo teatrale. Mi ricordo incessantemente che praticamente non l’ha scritto lei, ma ne ha fatto una supervisione (credo da bendata, ubriaca e mentre le scappava la pipì). Mi dico che per forza suona strano, visto che non fa parte del ciclo elaborato all’inizio e poi sviluppato negli anni, ma è una sorta di appendice nel corpus narrativo di Harry Potter (una escrescenza, in realtà, che assomiglia alle verruche delle streghe Disneyane, a dirla tutta). Ci provo, ci riprovo, ogni tanto mi dico “dai, dai dai!” ma gnente, non gliela fa manco a cannonate.
Raga, fa cagarone.
“L’ottavo Harry Potter” sta beatissima fava. Quello che fanno a Silente verso la fine è da denuncia per vilipendio allo Stato.
Una palla su cinque.
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