Alta fedeltà di Nick Hornby

alta-fedelta-di-nick-hornby-L-ylHFBaUn libro che mi attendeva al varco da moltissimo tempo: ne avevo sentito parlare da Plettrude sul suo blog (ciao Plet <3), lo cita sovente anche lo stesso Casu (Casu spacciatore di libri <3).

Un romanzo gradevole, in grado di dipingere con vivida efficacia la Londra della metà degli anni novanta, e che racconta una storia dove il protagonista è tutto tranne che un eroe. Al contrario, egli vive una vita nella quale sembra fare a gara con se stesso per deludere aspettative e prospettive (proprie, della famiglia, della fidanzata), prima che sia la realtà in cui vive a farlo. Come se l’unica mossa rimastagli in mano sia divenire lui stesso l’artefice del proprio fallimentare destino, a cui si sente inesorabilmente indirizzato. Efficace e interessante.

Non mi ha convinta però del tutto: forse avrei dovuto leggerlo prima (perché più giovane io, perché più vicina a quel periodo storico), forse da un lato mi son sentita troppo simile al protagonista per non provare un sottile senso di repulsione, forse dall’altro non ho apprezzato la conclusione del romanzo, che giunge a chiudere troppo frettolosamente – e senza un vero guizzo – una storia tanto pazientemente cesellata.

Tre palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Shakespeare scriveva per soldi di Nick Hornby

51yilpkxlxl-_sx321_bo1204203200_Trattasi del secondo volume che raccoglie gli articoli scritti da Hornby per una rivista nei quali elencava i libi acquistati e quelli letti corredati da un piccolo resoconto ciascuno (un po’ come questo blog).

A parte che si deduce prima solo implicitamente e poi più manifestamente (grazie ad un chiaro accenno polemico) che il giornale indirizzava non poco la stesura degli articoli stessi, soprattutto nel senso di censurare recensioni negative, il libro sconta da un lato la lettura continuativa (come per il Circolo Pickwick, ciò che è pensato e scritto per essere letto una volta a settimana per forza di cose fa un effetto diverso letto in sequenza) e dall’altro lato il fatto che molti dei libri citati non li ho letti (alcuni addirittura non sono mai stati nemmeno tradotti). Va a finire che la sensazione è un po’ quella di quando origli una conversazione in treno in cui c’è gente che parla di terze persone che non conosci e dopo un po’ ci si annoia. Due palle su cinque perché comunque la sua scrittura è scorrevole e ha dei guizzi brillanti.

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Alta fedeltà di Nick Hornby

alta-fedeltaUn libro che mi attendeva al varco da moltissimo tempo. Ne avevo sentito parlare da Plettrude sul suo blog, lo cita sovente anche lo stesso Casu (Casu spacciatore di libri). Un romanzo gradevole, in grado di dipingere con vivida efficacia la Londra della metà degli anni novanta e che racconta una storia dove il protagonista è tutto tranne che un eroe. Al contrario, egli vive una vita nella quale sembra fare a gara con se stesso per deludere aspettative e prospettive (proprie, della famiglia, della fidanzata), prima che sia la realtà in cui vive a farlo. Come se l’unica mossa rimastagli in mano sia divenire lui stesso l’artefice del proprio fallimentare destino, a cui si sente inesorabilmente indirizzato. Efficace e interessante. Non mi ha convinta però del tutto: forse avrei dovuto leggerlo prima, forse da un lato mi son sentita troppo simile al protagonista per non provare un sottile senso di repulsione, forse dall’altro non ho apprezzato la conclusione del romanzo, che giunge a chiudere troppo frettolosamente e senza un vero guizzo una storia tanto pazientemente cesellata.

Tre palle su cinque.

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