Il tennis è musica di Adriano Panatta

51UGefzVLxL._SY445_QL70_Panatta cerca di replicare la magia di Open – la “autobiografia” (in realtà raccontata a voce e poi scritta dalla penna di un Pulitzer) di Andre Agassi – affidando ad un giornalista le proprie memorie del circuito e dei suoi protagonisti a partire dal proprio ingresso nel mondo del tennis (che avvenne nello stesso anno della apertura ai professionisti dei tornei dello Slam).

Per ogni anno, dal 1968 in poi, Panatta sceglie un protagonista del tennis maschile o femminile (già questa una bella novità) e nel raccontare per ciascuno di essi i propri ricordi, le caratteristiche, i talenti, le vicende, gli epiloghi, i drammi e gli incredibili successi, aiuta a costruire una storia del tennis e della sua evoluzione.

Per una che ha seguito appassionatamente il tennis per una ventina d’anni e ancora oggi segue saltuariamente le vicende dei suoi protagonisti, è stato emozionante e appassionante ritrovare campioni del passato e del presente.

Non è perfetto, ma lo consiglio.

Quattro palle su cinque.

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Fedeltà di Marco Missiroli

978880624017HIGLa piacioneria di quest’uomo (sembra impossibile) ma cresce ad ogni romanzo. Chissà dove lo porterà.

L’ho letto, mi sono lasciata come è giusto affascinare dalle ambientazioni fisiche ed emotive a me familiari e ben illustrate (certe zone di Milano, certi sguardi, certe dinamiche).

E l’ho detestato. Ho desiderato picchiare fortissimo più di un protagonista e avrei volentieri chiesto ad un altro paio di venire via, di uscire da questa trama che ho sentito sempre strutturalmente artefatta.

Leggere Missiroli per me è sempre come vedere un abito di sartoria con ancora su il filo da imbastitura, non so come altro dirlo. Non mi aveva convinto del tutto Atti osceni in luogo privato e non mi ha convinta nemmeno questo, pur avendo tutto il mestiere per arrivare alle sue tre palle su cinque.

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Intrigo italiano: Il ritorno del commissario De Luca di Carlo Lucarelli

9788858424605_0_221_0_75 De Luca è il commissario creato da Carlo Lucarelli, che torna a vent’anni di distanza dall’ultimo della triade Carta bianca, L’estate torbida, Via delle Oche.

Appassionato di storia della polizia fascista al punto da trasformare la sua tesi di laurea sulla polizia della Repubblica di Salò nel suo romanzo di esordio, proprio Carta bianca, Lucarelli sceglie come protagonista di questa serie di romanzi una persona dall’istinto investigativo fuori dal comune, ma completamente privo delle necessarie capacità relazionali fatte di opportunismo, diplomazia e scaltrezza nel destreggiarsi tra interessi politici e giochi di potere.

Una persona che vorrebbe solo poter fare il proprio lavoro, farlo bene e non dover fare altro, ma deve invece occuparsi di priorità diverse, stando attento a non pestare calli a personaggi potenti o a non scoprire vasi di pandora. Insomma un po’ uno sfigato. Una situazione a me ben nota e che forse per questo me lo rende così caro.

Forse ad un livello leggermente inferiore dei primi romanzi della serie, ma comunque più che gradevole. Quattro palle su cinque.

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