Kobane Calling di Zerocalcare

“I cuori non sono tutti uguali”.

E’ questa frase, il fulcro di Kobane Calling. Perché, come spiega Zerocalcare, non tutti possono essere toccati nello stesso modo da quello che succede nel mondo, ma quando quello che ha dato forma al tuo cuore (“gli insegnamenti, le cose trasmesse, quelle che ti hanno fatto piangere, quelle che ti hanno fatto ridere, il sangue che ti ribolliva dentro e quello che ti hanno fatto sputare fuori”) ti spinge in una direzione, allora è lì che devi andare.

Questo è il racconto in fumetto di un viaggio fatto da Zerocalcare (lo stesso di L’elenco telefonico degli accolli) nella zona di Kobane, una città nel nord della Siria nell’attuale Kurdistan siriano, che viene descritta come luogo-simbolo della resistenza curda. Un viaggio che lui racconta come se non avesse fatto niente di speciale, perché le cose speciali le facevano quelli che aveva di fronte.

L’esperienza diventa occasione per guardare a se stessi con occhi diversi: per cosa vale la pena di vivere, per cosa valga la pena morire. Cosa diamo per scontato nella nostra vita di tutti i giorni. Cosa significa cambiare anche solo per pochi giorni ma in modo radicale il proprio modo di vivere. Come è fatto il nostro cuore e dove ci spinge ad andare: perché uno si immagina che chi lotta per la libertà sia sempre Rambo, invece magari è la ragazza secca come un pulcino che se fosse nata a Matera sotto Natale farebbe i pacchetti al centro commerciale, invece siccome è nata a Kobane, imbraccia un mitra per difendere la propria libertà.

Calo l’asso: per me è imprescindibile, una pietra miliare della letteratura italiana degli ultimi anni.

Cinque palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

 

L’elenco telefonico degli accolli di Zerocalcare

image_bookA quelli che pensano che “i giovani d’oggi” vengano descritti solo dagli youtubers e dai tronisti in tv, io rispondo che Zerocalcare – attraverso il suo blog prima e le sue raccolte e pubblicazioni poi – sta dando voce (e volto in forma di fumetto) a tutta una generazione e una categoria di persone.

Quelli che usano internet ma non sono smanettoni nerd, che hanno genitori apprensivi a cui però vogliono bene, che vivono da soli ma in case un po’ buttate alla cazzo, che usano i cellulari ma ne sono un po’ vittime per la consapevole incapacità di dosarne benefici e schiavitù, che non cercano di salvare il mondo ma nemmeno sanno sbattersene le palle di quello che succede loro attorno, che cercano di far bene quello che amano ma hanno mille dubbi e mille insicurezze, che hanno abbastanza cervello e abbastanza cuore da costruire giorno per giorno la propria vita un pezzo alla volta, portandosi appresso lezioni imparate dai propri errori, amici imperfetti ma preziosi, quell’eterno “promemoria per se stessi” di provare a guardarsi da fuori per non perdere il senso del ridicolo, della prospettiva, della decenza.

Il tutto, non sto manco a dirlo, facendo ridere da ammazzarsi. Perché i “giovani d’oggi”  son persone che sanno ridere tantissimo, che usano l’ironia e l’autoironia per vivere e sopravvivere, che la buttano in caciara per sdrammatizzare ma non negano il dramma.

Zerocalcare sta segnando un’epoca: credo fermamente che quando tra venti o trenta anni si guarderà a questi decenni per capire l’evoluzione della narrativa e del giornalismo, i fumetti di Zerocalcare saranno studiati e analizzati. E si riderà, ancora, moltissimo.

Come tutte le raccolte ha i suoi picchi e i suoi cali (questo volume raccoglie strisce uscite sul blog nel corso degli anni e integrate da qualcosa di originale) quindi per certi versi sconta questo stravolgimento della loro funzione, ma nel complesso l’insieme regge benissimo la prova.

Quattro palle e mezza su cinque.

Lo potete acquistare qui.