“I cuori non sono tutti uguali”.
E’ questa frase, il fulcro di Kobane Calling. Perché, come spiega Zerocalcare, non tutti possono essere toccati nello stesso modo da quello che succede nel mondo, ma quando quello che ha dato forma al tuo cuore (“gli insegnamenti, le cose trasmesse, quelle che ti hanno fatto piangere, quelle che ti hanno fatto ridere, il sangue che ti ribolliva dentro e quello che ti hanno fatto sputare fuori”) ti spinge in una direzione, allora è lì che devi andare.
Questo è il racconto in fumetto di un viaggio fatto da Zerocalcare (lo stesso di L’elenco telefonico degli accolli) nella zona di Kobane, una città nel nord della Siria nell’attuale Kurdistan siriano, che viene descritta come luogo-simbolo della resistenza curda. Un viaggio che lui racconta come se non avesse fatto niente di speciale, perché le cose speciali le facevano quelli che aveva di fronte.
L’esperienza diventa occasione per guardare a se stessi con occhi diversi: per cosa vale la pena di vivere, per cosa valga la pena morire. Cosa diamo per scontato nella nostra vita di tutti i giorni. Cosa significa cambiare anche solo per pochi giorni ma in modo radicale il proprio modo di vivere. Come è fatto il nostro cuore e dove ci spinge ad andare: perché uno si immagina che chi lotta per la libertà sia sempre Rambo, invece magari è la ragazza secca come un pulcino che se fosse nata a Matera sotto Natale farebbe i pacchetti al centro commerciale, invece siccome è nata a Kobane, imbraccia un mitra per difendere la propria libertà.
Calo l’asso: per me è imprescindibile, una pietra miliare della letteratura italiana degli ultimi anni.
Cinque palle su cinque.
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