Ragazze elettriche di Naomi Alderman

71VWJR1yUkLRomanzo che parte da uno spunto interessante: e se ad un certo punto alle ragazze iniziasse a svilupparsi un nuovo organo, una “matassa” in grado di accumulare e rilasciare scariche elettriche? E se imparassero a controllare e ad usare questa forza, questo “dono” per ribaltare gli equilibri di forza che da sempre vedono le donne soccombere perché fisicamente e poi socialmente più deboli (nell’originale è “the power”, che significa anche potere)?

Come cambierebbe se le donne potessero prima solo difendersi e poi anche attaccare gli uomini che le aggrediscono o che le mettono in condizioni di sottomissione e inferiorità?

Se vogliamo si pone in una linea di continuità con Il racconto dell’ancella, nell’utilizzo di un mondo distopico come strumento di analisi del mondo reale, ma con esiti ben meno elevati.

Uno spunto interessante anche se si perde decisamente per strada e alla fine strappa solo tre palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood

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Distopia incentrata per una volta su una figura femminile e raccontata come una memoria di un tempo passato. Ne è stato tratto di recente una serie tv.

La trama è particolare: in un futuro post nucleare la difficoltà a concepire unita alla radicalizzazione religiosa ha creato una società dove le coppie regolarmente sposate, se ricche e potenti ovviamente, possono ottenere che una “ancella” viva con loro e sia sottoposta a regolari *sedute* col padrone di casa al fine di procreare. Ed è lei a raccontare le cose.

Ne esce nitidamente il senso di claustrofobia nei confronti di una società che mette le donne in posizione di subordinazione, che ne strumentalizza il corpo, dove altre donne – nel tentativo di acquisire una parvenza di potere – anziché vedere nell’uomo il proprio antagonista gli si alleano, contro altre donne colpevoli solo di essere più deboli. E su tutto aleggia un forte fondamentalismo religioso unito alla consueta ipocrisia di fondo per cui “fai quel che ti dico ma non fare quel che faccio”.

Vi ricorda qualcosa?

Quattro palle su cinque.

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