Come mi batte forte il tuo cuore – Storia di mio padre di Benedetta Tobagi

arton11948Letto perché volevo leggere quello nuovo della Tobagi, ma non lo trovavo. Ci sarebbe un sacco da dire. La trama è nota: figlia di un giovane e bravo giornalista ucciso la fine degli “anni di piombo” dai terroristi, Benedetta cerca da un lato di ricostruire i fatti che hanno ruotato attorno all’omicidio del padre (contesto politico, evoluzione del giornalismo, evoluzione della società) da un punto di vista il più possibile oggettivo, ma cercando di non perdere di vista la prospettiva paterna e la funzione del singolo all’interno di quelle trasformazioni. Dall’altro lato tenta il percorso inverso, ricostruendo la figura del padre attraverso testimonianze personali, familiari e pubbliche, ma sempre tenendo sullo sfondo gli eventi e i fatti in cui la sua vita si incardinava e verso i quali erano rivolti il suo lavoro e la sua vita.

Ne esce un lavoro da cui, pur con tutte le sue possibili pecche, traspare una freschezza e allo stesso tempo una dedizione e un impegno notevoli. Alcune sezioni sono più noiose (quelle di ricostruzione precisa e puntuale di chi faceva cosa e quando tra i terroristi, i sindacalisti, i colleghi, i politici, eccetera), altre decisamente belle e intense. Ho adorato la parte finale con tutta la valutazione personale sul dolore, la perdita, e il rapporto irrisolto e forse irrisolvibile con chi ti ha fatto soffrire e non sa capire quella sofferenza. Un libro che fa domandare quanti piccoli eroi ordinari e straordinari ci siano accanto a noi, e di quanti di essi le storie non sono e non saranno mai note (pur nella consapevolezza che probabilmente una figura come quella di Tobagi – per di più filtrata dagli occhi di una figlia – non può che essere un esempio estremo).

Non erano note all’epoca le scelte dello stesso Tobagi a molti di coloro che lavoravano con lui o alla sua stessa famiglia, e senza il lavoro di ricerca della figlia forse non sarebbero mai emerse, almeno non in modo così organico.

Tre palle su cinque perché comunque ci sono passaggi troppo “maestrini” che mi hanno reso la lettura difficile (ma è anche vero che in quei passaggi sembra più un saggio che altro e sono io a non essere molto in quel registro di lettura).

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