Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes Saavedra

Don Chisciotte della Mancia copertina

Da qualche tempo cerco di leggere un grande classico all’anno. Ultimamente poi cerco anche di diversificare e leggere un grande russo, un grande francese ed è finita che ho letto anche un grande spagnolo.

Sono felice di averlo letto? Sì, ovviamente, perché me lo ha consigliato una persona a me molto cara, perché era un buco notevole nella mia formazione e perché mi permette finalmente di cogliere moltissimi rimandi, ispirazioni e citazioni che in tutti questi anni mi erano sfuggite.

Mi è piaciuto? No. E non tanto perché non abbia retto bene al passare del tempo, ma perché l’eroe è esattamente il tipo di persona che mi attiva tutti i campanelli di allarme di autodifesa: è uno sfigato, che si fa male, che viene preso in giro e derubato. E’ un ingenuo di cui altri si approfittano e il disagio conto terzi che ho provato lungo tutta la lettura ha fatto sì che me ne trascinassi le oltre 1.300 pagine da gennaio a ottobre.
Grazie, ma no grazie.

Per me (ripeto: per me, è un problema mio) due palle su cinque.

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