La cosa che mi ha colpita di più è che gran parte di quelli che oggi parlano di questo romanzo si concentrino su un singolo aspetto: il Grande Fratello che tutto vede e tutto sa. Al contrario, quello che mi è sembrato veramente terribile non è il monitoraggio continuo e la mancanza di privacy, quanto la volontà di controllo, la coercizione di gesti, parole e persino del pensiero.
Non so se sia perché alla consapevolezza di essere osservati e spiati dalla tecnologia ci siamo abituati nel corso degli ultimi decenni (e mi chiedo quanto invece dovesse sembrare assurdo e lontano nel 1948, quando questo romanzo fu scritto), o se nel corso dei secoli abbiamo familiarizzato con l’idea di una entità superiore che ci osserva. Una presenza però lontana, invisibile e che non agisce o agisce per vie imperscrutabili, mentre il dio a-religioso del romanzo Orwelliano permea fattivamente e aggressivamente l’esistenza di chiunque.
In conclusione: l’ho trovato interessante, ma in alcune pagine alquanto noioso e ho saltato lunghi tratti della terza parte, perché – come già detto per Misery – reggo poco le descrizioni di torture e di violenza malvagia e compiaciuta sulle persone.
Per me tre palle su cinque.
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