Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes Saavedra

Don Chisciotte della Mancia copertina

Da qualche tempo cerco di leggere un grande classico all’anno. Ultimamente poi cerco anche di diversificare e leggere un grande russo, un grande francese ed è finita che ho letto anche un grande spagnolo.

Sono felice di averlo letto? Sì, ovviamente, perché me lo ha consigliato una persona a me molto cara, perché era un buco notevole nella mia formazione e perché mi permette finalmente di cogliere moltissimi rimandi, ispirazioni e citazioni che in tutti questi anni mi erano sfuggite.

Mi è piaciuto? No. E non tanto perché non abbia retto bene al passare del tempo, ma perché l’eroe è esattamente il tipo di persona che mi attiva tutti i campanelli di allarme di autodifesa: è uno sfigato, che si fa male, che viene preso in giro e derubato. E’ un ingenuo di cui altri si approfittano e il disagio conto terzi che ho provato lungo tutta la lettura ha fatto sì che me ne trascinassi le oltre 1.300 pagine da gennaio a ottobre.
Grazie, ma no grazie.

Per me (ripeto: per me, è un problema mio) due palle su cinque.

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3 pensieri su “Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes Saavedra

  1. Come sempre: FENOMENO. Non l’ho mai letto completamente, non mi ha mai avvinto, ma mi sono sempre avvilito (e forse oggi un pò meno) per il fatto che fu libro d’ispirazione per grandissimi artisti del passato, uno su tutti: Orson Wells. La tua sintesi mi mette in pari con alcune cose forse provate ma mai esplicitate davvero. Di sicuro il disagio conto terzi è il cuore di tutta la faccenda. Dovrebbe trattarsi di un’opera fortemente ironica una cosa sintetizzabile per come ne ho sentito parlare, o accennare, o nebbiosamente dire: Hilarious.
    Vorrei dare qui la specifica di tale termine dal punto di vista di Louis C.K.: talmente buffo che quando l’hai sentito sei quasi impazzito. E’ una cosa talmente buffa che ti ha quasi rovinato la vita: adesso sei un senza tetto perché non riesci più a ragionare, perché quella cosa esilerante ti ha quasi frantumato la mente e tre mesi dopo hai merda e foglie tra i capelli, e sei in un fosso zuppo di piscio.
    Ecco a me questo, durante la lettura, non è mai successo, e me ne dispiaccio ancora, ma spero un giorno qualcuno mi dica poi perché invece quest’opera ha avuto un tale fortissimo impatto sulla nostra cultura.

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