Non esiste saggezza di Gianrico Carofiglio

8611519Giusto sabato mattina mi son sentita ripetere per la milionesima volta “ma come, tu leggi racconti? I racconti in Italia non si vendono”. Il motivo ragazzi è semplice, secondo me: è che è difficilissimo uscire con una raccolta di pezzi diversi dove il livello rimanga elevato in ciascuno di essi. Non fa eccezione questo Non esiste saggezza di Carofiglio, che prende il titolo dal primo dei brevi racconti che lo compongono e che rimane uno dei migliori. Poi – capirai – di Carofiglio, di Camilleri e se vogliamo pure di Lucarelli uno si comprerebbe pure le ciabatte usate, figurati se non mi porto a casa una raccolta di racconti.

Tra tutti i pezzi si distingue soprattutto Il maestro di bastone, che da solo vale la lettura dell’intero volume (che peraltro, grazie ad una dimensione del carattere da ipovedenti, si chiude comunque molto alla svelta).

Consigliato per chi perde l’attenzione dopo poche pagine, perché tanto dopo poche pagine la storia finisce, e consigliato alle persone di una certa età che ci vedono poco e a cui piace lo stile consolatorio, curato e malinconico di Carofiglio.

Tre palle su cinque.

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Qumran di Eliette Abécassis

500Letto perché gli avevo dato una occhiata per chissà quale motivo e mi ero detta “bello, un romanzo che parla dei Rotoli del Mar Morto! Non sarà un trattato storico, filosofico, religioso serio e fondato, ma sarà divertente!

No.

Nel senso, non è divertente, e ha del trattato filosofico, religioso e storico tutta la parte pallosa, noiosa, lenta e monotona di quando a scuola ti fanno studiare la genealogia dei Sassonia-Coburgo e Gotha e tu in testa hai solo una scimmietta che batte i piatti.

La colpa è mia, che ne avevo parlato sul socialino dell’odio e mi avevano sconsigliato di leggerlo, ma me ne son scordata e l’ho fatto lo stesso. Per fortuna sono entrata nel fortunato trip “oddio è orribile, devo finirlo in fretta”.

Due palle su cinque perché una palla l’ho data proprio a quei libri che non sono nemmeno riuscita a finire, ma consideratele due palle gonfiate (ehm.)

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L’invenzione della madre di Marco Peano

invenzione_della_madre-peano_copertinaStoria dei mesi prima, durante e dopo la morte di una 54 enne malata di cancro, narrati dal punto di vista dell’unico figlio, legato ai limiti della morbosità a questa madre ormai trasfigurata e irriconoscibile, ma la cui presenza sempre più evanescente permea i giorni e le notti di chi la ama e non sa accettarne la lenta e dolorosa fine, in un tentativo disperato di trattenere tutto quello che la riguarda e che sembra essere l’unica via che lo definisca.

Una mazzata anche per me, che non ho mai vissuto nulla di simile in famiglia, non oso immaginare quanto possa essere straziante per chi, leggendolo, rivive la propria storia.

Bello, ma tanta è l’intensità del “mentre” che quando arriva in fondo sembra finire un po’ meh. Che poi probabilmente è esattamente come ci si sente dopo che la morte di un congiunto ha spazzato via la quotidianità tutta incardinata su ritmi, esigenze, orari del malato, e quel che rimane è solo il vuoto dell’assenza e la banalità di una vita normale.

Tre palle e mezza su cinque.

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La lunga attesa dell’angelo di Melania G. Mazzucco

lunga_attesaBel librone strazzacore per amanti dell’arte, delle biografie romanzate, delle storie intense di passioni negate. Vi si narra la vita di un grande pittore (il Tintoretto) e della sua figlia maggiore, che ne diventerà specchio, alter ego, proiezione di tutte le proprie pulsioni narcisiste e passionali. Non conosco abbastanza i fatti reali per sapere quanto ci sia di vero e quanto di verosimile, ma l’effetto finale è convincente.

Nel complesso conduce abbastanza agevolmente in porto, ma procedendo a strappi. Alla fine ho pianto tanto. Tre palle su cinque.

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