Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro

9788806231774_0_0_1545_75Ammazza cheppalle.

Mi spiego meglio: a parte la storia, una distopia che ho trovato fin troppo simile alla trama del film The Island, è proprio la tecnica narrativa che mi ha proprio frantumato le palle. Per tecnica narrativa intendo quella cosa che inizia a fare l’autore fin da subito di anticipare un mezzo accenno di una cosa e poi dire ah no aspetta questa te la dico dopo.

Più che il romanzo compiuto di un bravo scrittore mi pareva di star dietro alle confidenze della mia estetista.

Forse sono un po’ severa, perché so che a molti è piaciuto, ma anche no, dai. Due palle su cinque.

Lo potete comunque acquistare qui.

Solaris di Stanisław Lem

9788838929106_0_0_300_75Francamente non l’ho amato un granché. Ammazzatemi.

L’ho trovato lungamente noioso, e mi ha interessato pochissimo. Sono – va detto – poco affine alla fantascienza, ma pur apprezzandone le sfumature psicologiche, pur comprendendone il valore e significato (è una delle pietre miliari della letteratura di genere e se vogliamo della letteratura in generale) se fosse un colore direi che è un triste beige.

Per amanti del genere. Due palle su tre.

Lo potete acquistare qui.

Il libro di Morgan – Io, l’amore, la musica, gli stronzi e Dio di Marco Castoldi

51zow2bip75l-_sx315_bo1204203200_Il libro di Morgan è un libro confuso e raffazzonato, che avrebbe avuto bisogno di un più corposo intervento da parte dell’editor per dare un senso più organico al flusso di coscienza che lascia trasparire quegli sprazzi di genio che conosciamo nell’autore ma che sono davvero troppo sperduti e spaesati nel resto. Vorrebbe avere il piglio dell’autobiografia ma è più un racconto punteggiato da episodi di vita vissuta trasfigurati nel ricordo dell’autore

Qualche spunto salva l’insieme, ma non va oltre alle tre palle su cinque.

Se siete curiosi comunque lo potete acquistare qui.

Life di Keith Richards

2pzcgnkLetto perché me ne parlavano tutti benissimo, a me non è piaciuta un granché. Forse anche perché son sempre stata più appassionata dei Beatles, forse perché a me del mito del rocker sesso droga & rock ‘n’ roll non è che sia mai fregato un granché, forse perché mi sono annoiata tanto dietro a tutti i *mi drogherei ancora volentierone, se solo girasse ancora roba buona come un tempo*, i *scrivo canzoni col dito mignolo del piede sinistro mentre mi gratto la panza e cerco di scaldarmi una ciotola di noodles e non so proprio come sia successo è uscita una hit da milioni di copie* e i *figata ho incontrato dio e non ci crederete mai ma mi ha chiesto lui l’autografo*.

Oh bravissimo eh, il valore di Keith Richards nella storia della musica non si discute, però ammazza che due palle. Come quelle che assegno a questo volume.

Lo potete acquistare qui.

Il cinghiale che uccise Liberty Valance di Giordano Meacci

6783121_1378435La copertina mi è piaciuta.

Sul resto ho fatto una fatica tremenda. Non sono mai entrata nella storia, non ho mai memorizzato chiaramente i personaggi, non ho capito bene cosa succede e mi sono distratta tante di quelle volte che ci ho messo un mese a finirlo. Che fatica.

Unica mezza pagina davvero *adorata* è quella della scena d’amore e sesso tra i cinghiali (mamma non leggere).

Va detto che mimimum fax sta facendo negli ultimi anni un lavoro egregio di selezione e promozione della qualità, dell’originalità, con un progetto editoriale a mio parere ben definito e dalle idee chiare. Poi quello che esce può piacere o non piacere, ma questo libro è coraggioso e sono contenta di averlo letto.

Detto questo, forse non è lui (anzi certamente sono io) però io non riesco a dargli più di due palle.

Lo potete comprare qui.

L’amico di Galileo di Isaia Iannaccone

galileogL’ho preso perché la trama mi ispirava (mi ricordava il bellissimo Il regolo imperfetto) però è stato abbastanza una delusione.

Buono lo spunto (nell’Italia seicentesca di Galileo un medico appassionato di scienza, botanica, movimento dei pianeti, fisica, anatomia, eccetera si fa Gesuita per riuscire a farsi spedire in Cina, dove la ricerca della conoscenza sembra potersi svolgere libera dai timori e ostacoli della religione cattolica) ma poi il libro si fa spesso noioso, il plot twist finale è abbondantemente intuibile a meno di un terzo del volume e i voltafaccia dei protagonisti sembrano più frutto di una loro (o dell’autore) intima confusione che della complessità psicologica e dal passare degli anni e delle esperienze.

Non so, non so, per me due palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Padania o cara – Cronache della prima guerra di secessione padana di Giacomo Properzj

351-3Libriccino Sellerio del 1998 molto molto picci: la rilegatura, la carta di copertina, l’immagine al centro ritagliata e incollata, i caratteri stampati che a guardarli con la luce rasente ti sembra di vedere l’impronta del perno che ha fatto presa sulla carta lasciando una impronta di un nero traslucido.

Il titolo mi aveva attratto perché mi ha ricordato un film molto particolare visto anni fa, “La seconda guerra civile americana”, che vi consiglio vivamente, e che è uscito negli stessi anni: niente di strano che – date le tematiche tutto sommato simili – il film abbia ispirato lo stesso Properzj.

L’ho preso insieme ad altri con un ordine cumulativo online da IBS, scavando nei meandri dei cataloghi datati, di libri ormai fuori produzione, spesso usati. Che meraviglia – noi ormai abituati agli instant book, ai volumi la cui durata media di vita librosa non sfonda i tre mesi in cui vengono lanciati, spinti e poi affossati per far spazio ai prossimi – andare a pescare tra i libri ormai quasi dimenticati.

Questo volume, in particolare, racconta di un ipotetico snodo spaziotemporale in cui la Lega è riuscita a convincere i Padani a completare la secessione e a formare un governo Padano, e con ironia descrive i “terroni” costretti a nascondersi o mimetizzarsi, le stesse dinamiche addebitate a Roma ladrona replicate pari pari dai nuovi politici lombardi, ecc. fino alla rovina dello stesso progetto secessionista.

Lo spunto era interessante, la realizzazione meno: uscito nel ’98, descrive un mondo per l’epoca futuro, ma ha il difetto di restare intensamente ancorato ai personaggi di quel momento, senza una reale trasposizione nel tempo. E, a leggerlo oggi, i Bossi, i Berlusconi e tutti i personaggi politici di fine anni ’90 sembrano fuori posto.

Inoltre manca una vera “storia” sotto all’idea, e il tutto si riduce ad una macchietta che prende per il culo le pulsioni secessioniste leghiste, ma perde l’occasione di scavare più a fondo sulle ragioni per cui quell’idea ha fatto tanto a lungo presa sugli animi padani e sul perché poi si sia diluita e affossata.

Due palle su cinque.

Lo potete acquistare qui.

Shopping con Jane Austen di Laurie Viera Rigler

shopping-con-jane-austen-l-1Il titolo originale, Confessions of a Jane Austen Addict ha un senso, mentre quello in italiano, che scimmiotta la serie della Kinsella è – a mio parere – a dir poco imbarazzante.

La protagonista è una ragazza americana innamorata del mondo descritto da Jane Austen (che legge e rilegge continuamente come rifugio dorato dalle piccole e grandi mestizie della sua vita ordinaria da segretaria e di cui consuma i dvd delle riduzioni cinematografiche e televisive) e il volume è scritto apposta per fare l’occhiolino a lettrici altrettanto  addicted to, come me. Peccato che, come la stragrande maggioranza di questi progetti, ti faccia quasi venire voglia di strapparti gli occhi per non vedere.

Della trama (la protagonista si ritrova nel corpo e nella vita di una giovane inglese di inizio ottocento, figlia di nobili, in età da marito e con il naturale corredo di situazioni da gestire) salvo l’idea di fondo e la vena romantica. Per il resto ho trovato molto superficiale la trattazione di alcuni spunti che avrebbero potuto essere interessanti (ad esempio le condizioni igieniche o il ruolo della donna) e l’approfondimento psicologico dei personaggi (uno su tutti la madre dispotica), ma soprattutto sono convinta che – data la capacità descrittiva minuziosa, attenta e accurata della Austen – svariate riletture della sua seppur breve produzione narrativa consentano una conoscenza molto più dettagliata, approfondita e completa delle norme di comportamento in seno alle famiglie di ceto medio alto, verso la servitù e nei rapporti sociali in generale, di quanto non dimostri a protagonista del romanzo. Che pare proprio una scappata de casa qualsiasi.

Poi magari sono io che.

Due palle su cinque.

Però siccome la curiosità è naturale e ci siamo passate tutte, lo potete comunque acquistare qui.

Il soccombente di Thomas Bernhard

soccombente_tascabileNo.

 

 

Vabbè ve lo dettaglio.

Noioso, pesante. Odio quel tipo di prosa lì. Quella finto-stream of consciousness del tipo “stamattina mi sono alzato e ho bevuto un bicchiere di acqua. Un bicchiere di acqua, mi
sono detto, cosa c’è di interessante in un un bicchiere di acqua? Niente, è solo un un bicchiere di acqua, però l’acqua c’era e non puoi ignorarla quando c’è, ma nessuno può mettere in dubbio che tu possa ignorarla quando non c’è”. PD.

Inoltre parla di nuovo di suicidi e forse non era tanto periodo ecc. ecc. ma No.

Arriva a stento alle due palle.

Lo potete acquistare qui.