(Va detto che tra lui e Tolstoj con le guerre Napoleoniche si sono fatti decisamente prendere la mano, per quanto al tempo immagino sia stato qualcosa da cui fosse impossibile prescindere e abbia il suo valore e blabla, ma ccheddueppalle le decine di descrizioni minuziose degli spostamenti sui campi di battaglia, babbabìa).
Tolto quello, personaggioni quasi tutti (non fatevi scoraggiare dal pippone iniziale sul vescovo, ha senso contestualizzarlo bene per capire tutto il resto), anche se diciamo che svetta parecchio Jean Valjean, che è un figo da paura anche se non fai mente locale sulla bombabilità suprema di Hugh Jackman nella riduzione cinematografica del musical ispirato al libro del 2013 (madonnina, se poi fai mente locale, chettelodicoaffare?). Un paio di personaggi li prenderesti a sberloni, e del resto è quello che faresti anche a un paio di persone che incontri tutti i giorni, quindi nella ampia varietà di umanità descritta nell’abbondante più che migliaio di pagine ci sta anche quello.
Io ero arrivata digiunissima (non sapevo nulla della storia, non avevo mai visto un film che fosse uno o ascoltato alcunché) ma nel mio piano di leggere almeno un grande classico francese all’anno, I Miserabili ci stava proprio bene. Devo dire una storia avvincente anche se porcazzozza, quando ha deciso di raccontare la storia di gente miserabile ci si è messo di buzzo buono per miserarli fino in fondo, eh. Poveroni.
Detto questo leggetelo, è un librone, anche se da me prende tre palle e mezzo su cinque perché abbasta battaglie campali.
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