Zona di alienazione: Chernobyl, una mattina d’estate di Sergio Pilu

51XqXM+R3VLIl 26 aprile 1986 ha inizio il disastro nucleare alla centrale di Chernobyl.

Trentadue anni dopo un gruppo di amici decide di fare un viaggio per visitare quei luoghi. Per vedere cosa è rimasto, cosa è scomparso. Per fare i conti con la messa in scena allestita a beneficio dei turisti come loro ma anche con la verità che cresce e fa capolino, come le piante che crescono apparentemente indifferenti tra i ruderi di una città svuotata in uno schioccar di dita.

La cronaca dei pochi giorni trascorsi fuori e dentro Chernobyl è alternata al racconto dei ricordi dell’autore bambino, con il padre poliziotto messo di guardia a Seveso dopo il disastro della diossina.

Un parallelismo tra due incidenti con magnitudo molto diversa, ma che aiutano a dare un contesto personale e intimo: amo sempre molto l’alternanza tra piccolo ed enorme, tra personale e universale (come negli Appunti per un naufragio di Davide Enia che alterna il racconto dei naufragi a Lampedusa con la storia del proprio zio).

Scritto in modo splendido, era una storia da raccontare e l’autore è riuscito a farlo bene, ma ci sono tre cose che lo avrebbero reso migliore:
1) ci avrei voluto anche vedere le foto scattate durante il viaggio e che vengono lungamente raccontate.
2) è troppo breve.
3) manca il “dopo”: si racconta di come è stato decidere di andare, cosa ne hanno detto gli altri, cosa si sono detti i membri del gruppo, cosa è successo durante il viaggio. E dopo? Cosa si è portato a casa l’autore? E gli altri membri del gruppo? E le loro famiglie?Gli altri?

Cosa resta, dopo un viaggio così? Forse resta semplicemente il bisogno di scriverci su e di farlo leggere agli altri.

Merita assolutamente la lettura: quattro palle abbondanti su cinque.

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