Il serpente dell’Essex di Sarah Perry

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Molti l’hanno trovato noioso al punto da abbandonarlo. Sicuramente alla sua uscita è stato un libro molto “sponsorizzato” (forse troppo), ma (probabilmente perché ci sono arrivata dopo) a me è piaciuto.

È sicuramente lento, con le sue quasi 500 pagine è anche lungo, però a me ha restituito quel ritmo proprio di quando – dopo un lutto, o una cesura importante col passato – tutto è attutito, ovattato, vischioso. Quando ti chiedi se sei tu ad avere percezioni strambe di ciò che ti circonda o se è il mondo intorno a te che ti sembra diverso da come lo avevi sempre visto.

Non vi dirò nulla della trama, se non che è ambientato nell’Inghilterra del sud, a fine Ottocento e che i protagonisti sono una giovane vedova, un bambino probabilmente autistico, un prete atipico, una donna ossessionata dal blu e una misteriosa creatura che non si sa nemmeno se esista davvero, ma sembra aggirarsi soprattutto quando il giorno va a morire, tutto è incerto e vagamente inquietante.

Quattro palle su cinque.

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